È la fine del 1970. Il seme è gettato un venerdì. Al termine delle prove, i componenti dell’allora “Corale Santa Margherita” (poi diventata “Colorno Folk”) sono soliti ritrovarsi da Bruno a Sacca, al Ristorante Stendhal. In una di queste occasioni, il dottor Eros Spluga propone ai coristi di dare vita ad un gruppo che si impegni per sostenere la collettività in vario modo.
Poche settimane prima il Grande Fiume era uscito dal suo corso abituale, allagando le golene. Alcune case erano state allagate. L’esigenza che qualcuno contribuisca ad aiutare persone in difficoltà è tangibile, ma realtà come la Protezione Civile sono ancora lontane dall’essere istituite. L’impegno è di organizzare attività che consentano di racimolare fondi da devolvere a fin di bene.L’idea del dottor Spluga viene accolta con entusiasmo dal gruppo iniziale di amici, del quale fanno parte Lino Adorni, Bruno Battistelli, Luciano Bergonzi, Claudio Caggiati, Valter Ceci, Vincenzo Ferrarini, Aldo Gatti, Agostino Lanzi, Maurizio Meneghello e Alfredo Storci. Con loro, come sempre, don Gabriele Fridoletti, il sacerdote, che guida la corale, prende parte anche ai momenti conviviali che seguono le sedute di prova. Fin dalla mattina seguente, ognuno dei partecipanti trasmette la proposta alle rispettive compagnie: tanti si rendono immediatamente disponibili a mettersi in gioco.
Gioco è veramente la parola giusta, perché tutti sono convinti che la lodevole iniziativa può concretizzarsi soltanto se si mantiene un clima allegro, scanzonato. Il segreto per fare bene cose serie è probabilmente quello di non prendersi troppo sul serio.
Così è stato.